Inserita da Stefano Pignani il 05/11/2024 alle 09:53:07 |
Convegno conclusivo sul progetto I-Beef2: le razze autoctone di bovini da carne al centro della biodiversità, del benessere animale e dell’ambiente |
A Torino, il 18 ottobre 2024 a partire dalle ore 10
Convegno conclusivo sul progetto I-Beef2:
le razze autoctone di bovini da carne
al centro della biodiversità,
del benessere animale e dell’ambiente Il Palazzo della Regione Piemonte ospiterà l’evento nel corso del quale verranno presentati i dati scaturiti dal progetto che ha coinvolto le Associazioni che rappresentano le razze Chianina, Marchigiana, Romagnola, Maremmana, Podolica, Piemontese, Charolaise e Limousine italiane (Anabic, Anaborapi e Anacli) Lunedì 18 novembre 2024, presso la Sala Trasparenza del Palazzo della Regione a Torino (vai al programma) e alla presenza di Sveva Davanzo, dirigente del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, alla quale saranno affidate le conclusioni al termine dell’evento, si terrà il convegno dove verranno illustrati i risultati del progetto I-Beef2: biodiversità, sostenibilità efficienza e benessere nell’allevamento di bovini italiani da carne a cui hanno partecipato ANABIC (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani Carne) in qualità di capofila, ANABORAPI (Associazione Nazionale Allevatori Bovini razza Piemontese) e ANACLI (Associazione Nazionale Allevatori razze bovine Charolaise e Limousine italiane). Il progetto ha avuto una durata triennale (2020-2023), era inserito nell’ambito del Programma di sviluppo rurale (Psrn), finanziato dal dicastero dell’Agricoltura ed era in continuità con quello del triennio precedente, l’I-Beef, relativamente ai temi legati alla tutela della biodiversità, all’implementazione del benessere animale e alla riduzione delle emissioni. “Gli obiettivi del progetto – spiega Stefano Pignani (nella foto) direttore di ANABIC – sono stati quelli di individuare, attraverso i temi che lo hanno caratterizzato, i relativi punti di forza e di debolezza, ma soprattutto le opportunità che ne possono derivare. Pensiamo infatti alla possibilità di trasferire le competenze sviluppate negli anni da ciascuna Associazione nella gestione della biodiversità, del benessere animale e dell’impatto ambientale o a quella di sfruttare e gestire le informazioni ottenute nel campo della genomica che potrebbero essere indirizzate anche ad altre razze, favorendo al contempo le condizioni per esportare il materiale genetico prodotto”. Tutelare la biodiversità del settore bovino da carne quindi, e predisporre Piani di selezione che puntino a ridurre le emissioni migliorando l’allevamento del bestiame. “Il progetto I-Beef2 ha lavorato in questa direzione percorrendo tre direttrici principali – sottolinea Andrea Quaglino, direttore di ANABORAPI – partendo dalla gestione e difesa della biodiversità delle razze rappresentate dalle tre Associazioni coinvolte, quindi Chianina, Romagnola, Marchigiana, Maremmana, Podolica, Piemontese, Charolaise e Limousine ma anche di altre a limitata diffusione come la Calvana, la Mucca Pisana, la Pontremolese, la Sarda, la Sardo-Modicana e la Sardo-Bruna o di altre introdotte recentemente nel nostro Paese come la Aberdeen Angus e la Blonde d’Aquitaine. La seconda direttrice ha riguardato l’elaborazione di strumenti selettivi necessari per adattare gli animali ai cambiamenti climatici in atto da alcuni anni e quindi puntare alla riduzione delle emissioni in atmosfera aumentando la resistenza allo stress termico causato dal riscaldamento globale”. “La terza direttrice – prosegue Stefano Saleppichi direttore di ANACLI – ha riguardato l’esplorazione di nuovi orizzonti selettivi che permettano di introdurre tra i caratteri in selezione fattori collegati al benessere animale, alla salute del bestiame e alla resistenza genetica alle malattie”. Gli allevamenti delle razze autoctone di bovini da carne si caratterizzano nel nostro Paese per le loro dimensioni medio-piccole e sono distribuiti un po’ sull’intero territorio nazionale, ma in special modo nelle zone svantaggiate. Questo non solo prevede un importante ricorso al pascolo, ma è testimonianza di una tradizione che nel tempo ha consolidato il suo valore sociale e ambientale. Alla data del 31 dicembre 2023 le aziende impegnate nell’allevamento di bovini di razza Chianina, Romagnola, Marchigiana, Maremmana, Podolica, Piemontese, Limousine e Charolaise iscritte ai rispettivi Libri genealogici erano 11.726, con un numero complessivo di capi pari a 537.877 unità e una media di 45,8 animali/azienda. Allargando lo sguardo alla totalità dei bovini da carne allevati nel nostro Paese, i dati elaborati da Ismea evidenziano che dai 2.463.172 capi del 2021, si è passati, due anni dopo, a 2.362.757 registrando una contrazione di -4,1%. In calo purtroppo anche l’autoapprovvigionamento, passato dal 48,8% del 2021 al 40,3% del 2023, mentre un modestissimo aumento, dal 2021 al 2023, ha riguardato i consumi pro capite di carne bovina: +0,1%.
Il convegno avrà inizio alle ore 10. |